Pennapiedimonte fu definita “il Balcone d’Abruzzo” da Ettore Moschino (famoso poeta scrittore Aquilano degli anni venti) per la sua posizione geografica e per suoi tanti terrazzi e case, arrampicate sulla montagna costruite l’una sull’altra.
Pennapiedimonte era un paese di muratori e scalpellini, artisti della pietra che estraevano montagna.
Il “pennese” incarna in pieno il detto popolare sugli abruzzesi “abruzzese forte e gentile”, ha il sangue, la tempra e la volontà dei suoi antenati, che hanno saputo ricavare da un impervio costone roccioso il paese in cui viviamo, con la sola forza delle braccia, dei muli e della volontà.
Curiosità storiche
In località Balzolo c’è una roccia che sovrasta il paese, assomiglia ad una pinna. Questa roccia diede il nome al paese, “la pinna ai piedi del monte”, diventato poi “Pennapiedimonte”.
Quella stessa roccia, se vista da un’altra prospettiva, assomiglia al profilo di una donna seduta con le mani giunte.
Si narra che quella donna sia la Dea Maja, venuta qui a seppellire suo figlio, Mercurio.
Da lei deriva il nome di questa montagna, Majella.
La Dea Maja, nel corso dei secoli, fu venerata per avere annate buone e raccolti abbondanti. Oggi, Maja, è la protettrice di tutte le creature del bosco, e di questo paesino.
Nel medioevo Pennapiedimonte era un paese ricco, facile da difendere in caso d’attacco da barbari nemici. Definito anche il “castellum natura munitum” tradotto “il castello creato dalla natura”.
(ancora oggi, la parte bassa del paese, è chiamata castello, pur non essendoci mai stata ombra di un castello nei paraggi).
In tempi più recenti Pennapiedimonte, divenne un paese abitato da allevatori, agricoltori, boscaioli, artigiani, ma soprattutto muratori e scalpellini maestri della pietra.
In seguito, con l’avvento dell’epoca industriale, si verificò il fenomeno dell’emigrazione verso le città ed altre nazioni, alla ricerca di lavoro.
Pennapiedimonte, a differenza degli altri paesi, non ebbe il successivo ritorno a casa degli emigranti, che provocò lo svuotamento del paese e delle case. Molti immobili rimasero abbandonati.
Solo negli ultimi anni si sta verificando un ripopolamento del paese, grazie all’acquisto di queste case da parte di stranieri o turisti, che vengono qui a trascorrere le loro vacanze.
Cosa visitare a Pennapiedimonte
È intrigante fare un giro, magari la sera, per le stradine del paese, fatte di stretti passaggi e gradini che salgono e scendono, sfociando in piccole piazzette o punti panoramici a dir poco stupefacenti.
Bello sentire le voci dei pochi abitanti del paese parlare nel dialetto locale e, se si è fortunati, incontrare ancora i muli carichi di legna, proprio come un tempo.
Non si può esser stati a Pennapiedimonte senza visitare la Chiesa di S. Rocco, costruita nel 700 sulle rovine dell’antico tempio di Santa Maria Maddalena.
Si può fare una passeggiata al Balzolo (punto panoramico appena sopra il paese, raggiungibile con la macchina, da lì parte un viale che va lungo la vallata, è un luogo bellissimo).
Da non perdere il giro delle antiche cave di pietre (poco prima del Balzolo, sentiero che sale sulla destra).
Si può andare nella valle del fiume Avella, al Museo Archeologico Torre Romana. Presso l’antico torrione di guardia, inglobato nel centro abitato. Fuori dal paese c’é l’antico lavatoio medioevale.
Chiesa di San Silvestro e San Rocco
La chiesa degli inizi del 1700, di impronta barocca crea un singolare contrasto con l’architettura che la circonda, per il suo aspetto quasi mediterraneo.
In una nicchia dell’abside è conservata una piccola statua della Vergine proveniente dalla distrutta abbazia medioevale di Santa Maria dell’Avella. All’interno sono custoditi un crocifisso su tavola del XV secolo e una pala d’altare del 1500, oltre a diverse tele settecentesche.
La chiesa ospita anche alcuni lavori in pietra realizzati dagli scultori locali, come il bellissimo fonte battesimale di Guglielmo Grigliante e due pregevoli opere, l’altare e il leggio, di Pierino De Virgiliis.
Da Piazza Umberto I° svetta luminoso il campanile della splendida Chiesa, da cui lo sguardo si posa su paesi lontani, cullati da verdeggianti colline, fin sul mare Adriatico.